GIUSEPPE CALICCIA - La disoccupazione femminile tra coloro che hanno un titolo universitario in Italia

La disoccupazione è un fenomeno diffuso e costituisce un problema di grande rilievo che rientra nelle dinamiche di ogni paese.In un contesto sociale in continuo mutamento, è interessante notare il divario tra il tasso di disoccupazione maschile e il tasso di disoccupazione femminile in Italia.

Negli ultimi anni il fenomeno è molto mutato. Questa variazione dipende, anche, dalle diverse forme contrattuali, oggi, presenti in Italia e da come hanno condizionato i conteggi degli istituti di ricerca. Infatti, nelle statistiche ufficiali sono considerati Occupati: le persone di 15 anni o più che nella settimana di riferimento: − hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività lavorativa che preveda un corrispettivo monetario o in natura; − hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; − sono assenti dal lavoro (ad esempio, per ferie o malattia).

I dipendenti assenti dal lavoro sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi, oppure se durante l’assenza continuano a percepire almeno il 50 per cento della retribuzione. Gli indipendenti assenti dal lavoro, ad eccezione dei coadiuvanti familiari, sono considerati occupati se, durante il periodo di assenza, mantengono l’attività. I coadiuvanti familiari sono considerati occupati se l’assenza non supera tre mesi.

È chiaro come il mercato del lavoro atipico abbia condizionato fortemente i dati che fino a qualche decennio orsono fotografavano il lavoro come attività stabile.

Comunque, non considerando in questo studio tale aspetto, seppur importante, è interessante osservare cosa avviene nel mercato del lavoro italiano tra occupazione maschile e occupazione femminile.

Al luglio 2010 il tasso di disoccupazione maschile (15-64 anni) si è attestato al 6,7% mentre quello femminile (15-64 anni) al 8,5% dati ISTAT. Si nota ancora un divario consistente tra occupazione maschile e occupazione femminile anche se diminuito nel corso degli anni (maschile 15-64 anni 5,4%, femminile 15-64 annie 8,6% luglio 2004). A tale proposito, l’istruzione rappresenta un buon investimento a tutela della disoccupazione. Come viene frequentemente presentato nei principali rapporti sul mercato del lavoro, in generale, il tasso di disoccupazione si riduce all’aumentare del titolo di studio acquisito (“FOCUS i giovani e il mercato del lavoro” dati ISTAT 2008). Ciò però non si verifica quando si esamina il divario tra giovani uomini laureati e giovani donne laureate, le quali risultano più penalizzate nella ricerca di lavoro anche riportando un numero di laureate superiore ai maschi. (donne 61,3% uomini 38,7% A.A. 2007/2008 dati ISTAT).

Concentrandoci sui giovani, la situazione delle donne continua a registrare una maggiore impermeabilità all’occupazione rispetto agli uomini. Dal “FOCUS i giovani e il mercato del lavoro” ISTAT dati 2008 si evince come la disoccupazione femminile sia maggiore di quella maschile in tutte le fasce d’età giovanile a parità di titolo di studio.

Come è possibile tutto ciò?

Esiste una questione femminile?

La risposta è: sicuramente si ma con delle differenze sostanziali a seconda dell’età e del titolo di studio. Al fine di comprendere tale fenomeno è stato condotto uno studio sui laureati, in particolare sono state analizzate le discrepanze tra laureati maschi e femmine nell’anno Accademico 2007/2008, dove sono emersi dati interessanti e degni di attenzione.

Nel corso del 2007/2008 il numero totale di laureati in Italia si è attestato a 299.685, tra questi il 58% circa sono donne. Questo significa che, nonostante vi sia una crescita di presenze e un’alta scolarizzazione femminile, il numero di donne occupate è, ancora, decisamente inferiore a quello degli uomini (“FOCUS i giovani e il mercato del lavoro” ISTAT dati 2008).

In effetti, la domanda che ci poniamo rispetto ai laureati è: come mai all’aumentare del titolo di studio diminuisce il tasso di disoccupazione ma la medesima cosa non si riscontra nel rapporto uomini donne laureati?

Per rispondere a questa domanda si è cercato di studiare separatamente domanda e offerta di lavoro. Dal lato dell’offerta di lavoro, l’inserimento professionale risulta più facile per i laureati provenienti dai corsi di ingegneria (55,1% triennale e 81,3% corsi di laurea lunghi), di chimica-farmaceutica (53,9% triennale e 73,4% corsi di laurea lunghi), di economia-statistica (50,3% triennale e 65,8% corsi di laurea lunghi), mentre le facoltà che generano i più bassi tassi occupazionali per i giovani laureati sono: medicina (55,8% triennale e 23,7% corsi di laurea lunghi), giurisprudenza (22,0% triennale e 38,3% corsi di laurea lunghi), lettere (35,3% triennale e 48,8% corsi di laurea lunghi) ed educazione fisica (38,8% triennale e 45,8% corsi di laurea lunghi). (Laureati del 2004 per condizione occupazionale nel 2007 dati ISTAT).

Dal lato della domanda, la situazione è particolarmente critica. Osservando attentamente i dati relativi ai laureati per corsi di laurea o, più in generale, per gruppi di corsi, è possibile trarre alcune considerazioni interessanti concernenti le difficoltà occupazionali.

Per brevità e comodità considereremo solo i corsi di laurea lunghi. Le donne laureate nell’A.A. 2007/2008 nei corsi di laurea che presentano una maggiore facilità di inserimento al lavoro sono state inferiori agli uomini.

Ingegneria: donne 21,1% vecchio ordinamento 22,9% specialistica

Chimica-farmaceutica: donne 66,3 % vecchio ordinamento 68,1% specialistica

Economia-statistica: donne 48,9 % vecchio ordinamento 51,2% specialistica

Per un dato generale del 40,0%

Le donne laureate nell’A.A. 2007/2008 nei corsi di laurea che presentano una maggiore difficoltà di inserimento al lavoro sono state, invece, superiori agli uomini. Per brevità e comodità considereremo solo i corsi di laurea lunghi.

Medicina: donne 51,6% vecchio ordinamento 64,4% specialistica

Giurisprudenza: donne 60,2 % vecchio ordinamento 62,3% specialistica

Lettere: donne 71,2 % vecchio ordinamento 72,1% specialistica

Educazione fisica: donne 40,8 % vecchio ordinamento 43,8% specialistica

Per un dato generale del 63,6%.

Quindi, poiché le facoltà preferite dalle aziende, che offrono il maggior sbocco occupazionale in Italia, sono scelte in larga misura dai maschi, anche se esiste una questione femminile nella popolazione 15-64 anni è necessario fare un ragionamento particolare per la fascia 25-34 con titolo universitario dovuta a particolari variabili intervenienti che richiederebbero un approfondimento statistico maggiore.