A cosa serve fare Employer Branding?

Cominciano ad essere numerosi gli articoli in cui si parla di Employer Branding.
Accade, però, che troppo spesso si confondano i piani e si confonda questa disciplina con altre di pari importanza ma differenti. Troppo spesso si sente parlare di Employer Brand e di talenti.
In questo caso mi preme differenziarla in particolare da due altre discipline.
La prima: l’Employer Branding non è la capacità di attrarre talenti! La capacità di attrarre talenti e non solo è il recruiting.
La seconda: l’Employer Branding non è la capacità di scegliere talenti! La capacità di scegliere talenti è la selezione.
L’Employer Branding è la capacità di un’azienda di promuovere la propria immagine come luogo di lavoro. Quindi, questa disciplina è a monte delle attività di reclutamento e selezione e con esse ha solamente una relazione propedeutica.
Come sempre riconduco l’Employer Branding a quello che è il suo alveo naturale; il marketing e nello specifico il branding.
Il primo aspetto che occorre comprendere quando ci si occupa di marketing e branding è che in azienda la divisione commerciale è una divisione a se stante. La vendita avviene dopo che si sia stabilito quali siano la mission, la vision e i valori dell’azienda e non contemporaneamente.
Anche per quanto concerne l’Employer Branding ci si ritrova nella medesima condizione.
L’Employer Branding si occupa di creare e gestire l’Employer Value Proposition di un’azienda lavorando sulla brand equity come luogo di lavoro (Employer Brand Equity) e seguendone la comunicazione cosicché questo sarà propedeutico alle attività di reclutamento e selezione come anche a quelle di gestione del clima, della retention e delle relazioni industriali.
Questa disciplina mette in relazione la divisione Risorse Umane con il Marketing e la Comunicazione per determinare in modo univoco quale dovrà essere l’identità aziendale come luogo di lavoro.
Quindi, fare Employer Branding significherà attivarsi per trovare dei valori condivisi dai dipendenti e coerenti con i bisogni della società. Strutturato l’Employee Value Proposition sarà necessario comunicare con l’interno e con l’esterno per trasferire questa identità aziendale a tutti gli interlocutori.
Ma quali sono gli interlocutori?
Proprio per il fatto che non ci si occuperà di reclutamento e selezione, per l’Employer Branding gli interlocutori non saranno i soli dipendenti, potenziali dipendenti e aspiranti dipendenti ma anche i consumatori e i vari portatori di interesse (istituzioni, sindacati, fornitori, etc…).
Ecco quindi che il comunicare dovrà essere calibrato e mirato a seconda degli interlocutori utilizzando linguaggi, mezzi e tempi adatti a ciascuna situazione ed esigenza.
Al termine, un buon lavoro di Employer Branding attirerà sicuramente i talenti come anche i clienti ma non perché il fine dell’attività sia principalmente quello.
Il libro "Guida pratica all'Employer Branding" di Giuseppe Caliccia edito FrancoAngeli
Estratto video dal libro